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Il percorso fatto nella notte di meditazione è stato accompagnato e guidato da alcune letture tratte dai libri di Paolo Menghi, Clarissa Pinkola Estés e Simone Weil . Rileggendo questi brani sarà possibile, per chi lo desidera, ripercorrere quei momenti e il percorso personale ad essi legato.

 

 

 

“Porsi la domanda giusta è l’azione centrale della trasformazione. La domanda-chiave provoca la germinazione della consapevolezza. La domanda debitamente formulata emana sempre da una curiosità essenziale su che cosa c’è al di là. Le domande sono le chiavi che fanno spalancare le porte segrete della psiche”. Clarissa Pinkola Estés

 

Tamas   Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 45

Stato dell’indifferenziazione, della fusione e della potenzialità.

Quella conoscenza fusionale, che si attacca
a  un effetto particolare come se fosse un tutto
incapace di vederne la causa e di afferrarne
il significato essenziale, va considerata tamasica.
 
L’azione intrapresa nell’accecamento emotivo
e  mentale, senza pensare alle conseguenze,
alle perdite e al male inflitto ad altri,
senza tener conto delle proprie capacità,
è  tamasica.
 
L’uomo sempre in continua dispersione, volgare,
ostinato, disonesto, malevolo, pigro,
che si scoraggia facilmente e tutto rimanda
a  più tardi, si dice che agisce in tamas.
 
La volontà inintelligente che impedisce di disfarsi
del sonno, della paura, della pena, dell’arroganza
nello scoraggiamento e della pretesa nell’euforia,
è  tamasica.
 
Il piacevole torpore che nasce dal sonno, dalla pigrizia e dalla negligenza, che smarrisce
l’anima dall’inizio alla fine, va considerato tamasico.

 

Rajas    Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 16

Stato della differenziazione, degli attriti e dell’individualità

La conoscenza che vede come separate
le diverse nature degli esseri, che creano attrito
tra loro a motivo di questa distinzione
che li contrappone, sappi che è rajasica.
 
L’azione che si compie per soddisfare i propri desideri,
spinti dall’egoismo del sé, oppure con grande sforzo,
è  detta rajasica.
 
È rajasica la volontà desiderosa
dei frutti dell’azione, che tiene fermamente
al proprio dovere, desiderio o interesse, secondo
le occasioni.
 
La felicità che nasce dall’unione dei sensi
con gli oggetti, che al principio è dolce
come il nettare e alla fine amara come il veleno,
è  detta rajasica.


Sattva    Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 18

Stato della realizzazione e dell’integrazione nell’unità.

La conoscenza che permette di vedere in tutti
gli esseri una natura spirituale unica, imperitura,
indivisa nella divisione, è detta sattvica.
 
Dell’uomo che non dice mai “io”, libero da ogni
attaccamento, risoluto, entusiasta, indifferente
al successo come al fallimento, si dice che agisce
in sattva.
 
È sattvica l’intelligenza che conosce ciò che incita
all’azione o che rifiuta l’azione, ciò che è utile
o  dannoso, ciò che è più o meno opportuno,
ciò che lega l’anima e ciò che la rende libera.
 
La felicità dell’uomo che raggiunge la gioia
mediante la disciplina del sé e mette fine al dolore
assomiglia all’inizio a un veleno e alla fine
a  un nettare; questa felicità, chiamata sattvica,
nasce dalla chiara serenità dell’intelligenza rivolta
verso l’intento.
 
 

SE LA VIA  E’ DECISA     Paolo Menghi. Il filo del Sé. p.27

Ogni singolo attimo
è una infinita possibilità.
Ogni reazione automatica
può diventare consapevole.
Ogni emozione
è occasione di intensità.
Ogni sentimento
può accendere un chakra.
Ogni piacere
una possibilità di contatto.
Ogni sofferenza
brucia un residuo.
Ogni dolore
apre uno spazio.
Ogni gioia
impegna alla fermezza.
Ogni sconfitta accettata
prepara un successo.
Ogni successo accettato
suggerisce scelte.
Ogni scelta
è una separazione.
Ogni separazione
una crisi.
Ogni crisi
un’opportunità.
Ogni piccola cosa
è un grande veicolo.
Ogni frammento di vita
un’occasione perfetta.
Ogni momento
un dono.
Ogni gemma
un mezzo.
Ogni immondizia
un mezzo.
Verso l’unica direzione,
solo se la via è decisa.
 
 

KARMA YOGA SAMADHI Paolo Menghi. Mantra e shabad. p. 21

La realizzazione attraverso l’azione

La conoscenza, l’oggetto della conoscenza
e  colui che conosce, formano l’incitamento
all’azione; la gente, l’atto e lo strumento
le conferiscono la coesione.
 
Non è con l’astenersi dall’agire che l’uomo
raggiunge la non-azione, e nemmeno
con la rinuncia al mondo può realizzare la sua vita.
 
Colui che, dominando gli organi dell’azione, lascia
che la sua mente si occupi degli oggetti
dei sensi, costui si smarrisce nella menzogna.
 
Tu che domini i sensi con la mente e che,
senza attaccamento intraprendi, servendoti
dei tuoi organi d’azione, lo yoga delle opere,
eccellerai nella tua vita.
 
Compi dunque l’azione che ti è stata prescritta,
poiché l’agire è superiore al non agire; senza l’azione
non potresti mantenere nemmeno la vista fisica.

 

 
Chi sopporta serenamente anni di chiusura senza vacillare
nella volontà di aprirsi, avrà l’apertura e l’ampiezza.
Chi sopporta serenamente anni di ottusità, senza vacillare
nella volontà di comprendere, avrà la conoscenza.
Chi sopporta serenamente anni di aridità, senza vacillare
nella volontà di amare, avrà l’amore.
Chi è consapevole, intenso e costante nella via, cattura l’Intento
e con esso ottiene apertura, conoscenza e amore.

Paolo Menghi. Il filo del Sé. p.246

 

CIO’ CHE TI HO DATO  Paolo Menghi. Il filo del Sé. p.337

Milioni di volte
come una foglia
che scende,
come mulinelli di gabbiani
fosforescenti
bianchi e silenziosi
attorno a cupole antiche
di notte,
milioni di volte
sotto l’argento
della stessa identica luna
nel silenzio
nell’incanto di qualcosa
mai ancora compiuta,
milioni di volte
andato
e tornato,
milioni di volte
hanno detto:
“morto”,
milioni di volte
anche quest’ultima
vita
anche oggi,
chiusi gli occhi per sempre
lasciando l’evidenza
del mistero
alla svogliatezza d’ognuno,
sguardi che non vedono
niente
domande soltanto pronunciate;
milioni di volte passato
e venuto
per niente.
 
Milioni di volte
estasi
aperto abbandono alla morte
da sveglio,
stanco
proprio di sapere
da solo
che ciò che mi diede
fu ciò che mi tolse.
 
Da solo sono
soltanto una foglia
che cade
un gabbiano di notte
che vola
un uomo che muore
senza nessuno
che ne veda il chiarore.
Ma forse un giorno
anche tu
saprai che ciò che ti ho dato
fu ciò che ti ho tolto
cosi un giorno forse sarò
felice con qualcuno.
 
 

PREGHIERA ALLA MADRE UNIVERSALE  Paolo Menghi. Il filo del Sé. p.73

Sii vasto in me, cielo
sii feconda e solenne o morte
mentre mi conduci di dimora in dimora,
entra in me
profonda silenziosa notte,
sia l’alba un risveglio nuovo e chiaro,
scenda ancora su di me il potere
della battaglia,
e  tu distruttore compassionevole e terribile
fammi strumento possente della natura che cresce
mentre le tempeste e i venti
scuoteranno il mio spirito.
Entra in me di nuovo o vita,
sii pieno e splendente sole
ma lascia che il mio cuore sia colmo
di dolcezza
come la tua luna
quando sorge
silenziosa la notte.
E quando sarà finito il mio tempo
riprendimi grande Madre
e  lascia ad altri figli tuoi
i poteri della vita
e  della morte.
 
 

CORAGGIO DI ARRENDERSI  Paolo Menghi. Il filo del Sé. p.113

Se vuoi tu puoi decidere
ciò che fu già deciso.
Aspetta, osserva e accetta. Ma non pensare
di aver capito perché
sei felice
quando sei felice,
non credere di aver capito perché
sei disperato
quando sei
disperato,
vivi intensamente invece
quell’attimo che dura un’eternità
e  resta aperto
a  qualunque risposta verrà;
solo quando in te non ci sarà più domanda,
quando il filo d’erba sapendo della sua impotenza
si piega alla forza spietata
di un sole che non ha che da splendere,
quando quel sottile piccolo essere
che non ha che da accogliere
decide che lo farà,
comanda allora lui
alla notte
di portare la sua rugiada
e  al sole spietato
di tornare con la sua luce.
 

“Anche se i nostri sforzi di attenzione per anni sembrano non dare risultati, un giorno una luce, esattamente proporzionale ad essi, inonderà l’anima”. Simone Weil