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Riportiamo qui di seguito le letture che ci hanno accompagnato durante l’ultima giornata di meditazione.

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Prima Parte

Finchè il silenzio interiore non è generato al comando del proprio intento, non è possibile imprimere una direzione al cammino verso la libertà (Paolo Menghi, Figli dell’Istante, p. 42)

Partendo dalla domanda “cosa mi dice questa frase?” siamo entrati nei significato profondo del messaggio individuando alcune parole chiave contenute in esso, in particolare la relazione tra silenzio interiore, intento, direzione, libertà. Abbiamo visto come intento e desiderio di libertà non siano scontati, ma che si tratta di elementi da mettere in discussione, profondamente, dentro di sé. La pratica meditativa, la ricerca di uno spazio interiore silenzioso, ci ha accompagnati e sostenuti nel lasciar emergere domande riguardo la propria relazione con l’intenzione, la direzione desiderata, la propria ricerca di libertà. Ci sono molti modi di porsi domande, modalità più o meno protette. Chiedersi “quale libertà voglio?” da per scontato un desiderio di libertà, mentre chiedersi “voglio la libertà?”, mette di fronte alla questione in maniera più schietta e vera. Muoversi verso la libertà implica una destrutturazione del sistema di convinzioni e certezze personali rispetto alla realtà che ci circonda. Si passa attraverso il dubbio, che la realtà così come la vediamo sia una realtà oggettivamente vera; e si intravede il modo in cui ognuno partecipa attivamente, attraverso un sistema di filtri e distorsioni personali, a creare la realtà in cui si è immersi.

Seconda Parte

Nella seconda parte della giornata abbiamo imparato e praticato una meditazione in movimento legata all’arte della spada. La pratica di Tejas Yana proposta viene indicata da Paolo Menghi come una meditazione per trasformare il desiderio in volere. Ci ha fornito l’energia e la direzione per contattare la dimensione della paura, e usarla per dare energia alla dimensione del desiderio: un’inversione radicale rispetto all’abituale sottrarre energie a ciò che si desidera per nutrire le proprie paure. Qui di seguito il commento di Paolo Menghi alla meditazione:

“Se è vero che il desiderio viene prima della paura e che la paura è la sana compagna di ogni reale desiderio, la paura che ciò che desideriamo non si realizzi, o la paura che si realizzi qualcosa che non siamo capaci di contenere; se è vero che per quanto molti si sono abituati a riconoscere solo la paura del fallimento e non il desiderio della vittoria e che con questa paura uccidono il desiderio ogni giorno, e se è vero che in una coscienza aperta non può esserci l’uno senza l’altra, facciamo di questo binomio una respirazione.
Si inspira la paura, si espira il desiderio.
La paura di quel desiderio ci fa prendere fiato, la voglia di esprimere quel desiderio ci fa espellere il respiro.
Caricate con la paura, scaricate con il desiderio.
Prendete fiato con la paura, esprimete il desiderio espirando.
Qualunque desiderio va bene purché sia vostro.
Qualunque paura va bene purchè sia vostra.
Ambedue sono reali.
Imparate a riconoscere sia l’uno che l’altra e a far uso di entrambe.
Non c’è possibilità di realizzazione senza disciplina nella pratica; ma non c’è disciplina senza sforzo, e non ci può essere sforzo se non c’è desiderio di realizzazione. Non ci può, però, essere desiderio di realizzazione se non ci si sente abbastanza male senza di essa. Ecco perché una strada di conoscenza è sempre stata aperta solo a chi è in contatto diretto con la propria sofferenza. Con la propria fame di vita e di libertà. Chi ha trovato un’anestesia efficace per questo dolore dovrà essere privato gradualmente del rimedio che ha inventato. Si ribellerà con tutte le forze perché la sua capacità di reggere la propria sofferenza reale è scarsa e per questo si era creato i suoi ammortizzatori.
Una volta per tutte sappiate che siete liberi di sapere cosa preferite.
Una volta per tutte sappiate che siete liberi di dare energia a ciò che preferite.
Desiderio e paura sono ambedue reali, vi appartengono, ma voi potete scegliere se prendere energia dalla paura per darla al desiderio o sottrarla al desiderio per darla alla paura.”